Assegno divorzile e sacrificio aspirazioni professionali

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Per quantificare l’assegno di divorzio il giudice è tenuto ad accertare se la moglie ha contribuito alla carriera dell’ex marito.

Secondo un consolidato orientamento della Suprema Corte di Cassazione il giudice – ai fini della quantificazione dell’assegno divorzile – è tenuto ad accertare se e quanto il coniuge richiedente l’assegno ha contribuito alla formazione del patrimonio familiare, in quanto l’assegno di divorzio è volto a riconoscere all’ex coniuge un livello reddituale adeguato al contributo fornito nella vita familiare in concreto.

Attualmente l’orientamento della giurisprudenza di legittimità riconosce che il contributo apportato dall’ex coniuge che non ha lavorato per occuparsi della famiglia è uno dei criteri per la determinazione dell’assegno divorzile.

Una recente ordinanza della Cassazione ha statuito che l’assegno divorzile va riconosciuto quando – dall’accertamento compiuto dal giudice di merito – emerge una disparità reddituale dalle risultanze delle dichiarazioni dei redditi e rileva la necessità di compensare l’ex coniuge del sacrifico delle proprie aspirazioni professionali per la famiglia (Cfr. Cass. Ordinanza n. 13724/21).

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