É pignorabile il reddito di cittadinanza del coniuge che non contribuisca al mantenimento della prole

É quanto ha stabilito il Tribunale di Trani con ordinanza del 30 gennaio 2020, chiarendo che il reddito di cittadinanza possa essere utilizzato per i bisogni primari delle persone delle quali il titolare ha l’obbligo di prendersi cura, anche se non fa più parte dello stesso nucleo familiare.

La vicenda vedeva la moglie separata ricorrere al Giudice di primo grado chiedendo, ex art. 156 comma VI c.c., di ordinare al Ministero del Lavoro o all’INPS il versamento diretto dell’importo pari all’assegno di mantenimento in favore delle figlie minori da prelevarsi dal reddito di cittadinanza corrisposto al marito.

Il Tribunale accoglie la domanda di parte ricorrente riconoscendo la pignorabilità del reddito di cittadinanza senza l’osservanza dei limiti previsti all’art. 545, comma I, c.p.c. relativi ai crediti alimentari.

La Corte, infatti, argomenta evidenziando che il reddito di cittadinanza viene definito al comma 255 dell’art. 1 del decreto ministeriale 2 settembre 2019 una misura contro la povertà, la disuguaglianza e l’esclusione sociale mentre è assente nel testo del decreto qualunque riferimento alla natura alimentare del reddito di cittadinanza.

Il collegio conclude richiamando giurisprudenza secondo cui il limite dell’impignorabilità dei redditi da lavoro oltre il quinto non si applica in relazione al contributo al mantenimento dei figli, attesa la natura alimentare di quest’ultimo.