Il padre non riesce a vedere il figlio: la Corte Europea condanna lo Stato Italiano

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Con decisione del 29/01/2013 n. 25704/11 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condanna lo stato Italiano ad un risarcimento di € 15.000,00= per danni morali e di € 10.000,00= a titolo di rimborso spese processuali a favore di un padre italiano, il quale in sette anni non era riuscito a vedere regolarmente la figlia minore, nonostante il riconoscimento formale del suo diritto di visita da parte dei Tribunali Italiani.

Secondo i giudici di Bruxelles l’Autorità Giudiziaria Italiana aveva adottato una serie di misure “automatiche e stereotipate”, che non sono state in grado di assicurare al padre il concreto ed effettivo esercizio del proprio diritto di visita alla figlia minore, causando in tal modo un irrimediabile rottura del legame affettivo padre-figlia.

I Tribunali si sono difatti limitati a regolamentare l’esercizio del diritto di visita del padre, adottando un calendario di visite la cui gestione veniva delegata ai servizi sociali, senza che ne venisse controllato l’effettivo espletamento. Soltanto dopo anni durante i quali il padre non riusciva ad incontrare se non sporadicamente la figlia, a causa del comportamento ostile tenuto dalla madre e dell’inerzia dei servizi sociali, il Tribunale disponeva un programma di sostegno psicologico per madre e figlia, i cui benefici effetti intervenivano quando oramai il trascorrere del tempo aveva già irrimediabilmente contribuito ad allontanare la figlia dalla figura genitoriale maschile.

Nel condannare l’Italia, la Corte precisa che lo Stato è tenuto ad adottare le misure più adeguate ed in modo rapido, poiché l’inutile trascorrere del tempo può comportare conseguenze irreparabili sulla relazione tra il minore e il genitore che non vive con lui.

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