L’orientamento della Suprema Corte di Cassazione sulla sindrome di alienazione parentale: la c.d. PAS non può costituire l’unico elemento sulla cui base i Giudici possono adottare decisioni incisive nella vita dei minori coinvolti nelle crisi familiari
L’assenza di un effettivo, condiviso e formale riconoscimento nel settore medico-scientifico della sindrome da alienazione parentale costituisce il principale motivo che impedisce di inquadrare definitivamente e chiaramente la PAS (c.d. Parental Alienation Syndrome) quale patologia rilevante in ambito giuridico.
La giurisprudenza prevalente, infatti, evidenzia come venga in considerazione una teoria non ancora consolidata sul piano scientifico ed anzi molto controversa ed inoltre mette in rilievo le perplessità del mondo accademico internazionale, al punto che il Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) non la riconosce come sindrome o malattia, oltre ad altri studi di esperti del settore.
Attualmente, dunque, si presenta questo l’orientamento della Suprema Corte in merito alla ”Sindrome da alienazione genitoriale” tanto discussa oggi che legittimamente, non presentando alle spalle una solida affermazione e definizione scientifica, non può essere il solo ed essenziale elemento sulla cui base prendere decisioni particolarmente incisive nella vita dei minori coinvolti in ipotesi di crisi familiare (cfr. Cass. Civ., n. 5847/2013; Cass. Civ. n. 7041/2013).
L’importante svolta in tema di alienazione genitoriale si è però avuta soltanto con la sentenza n. 6919/2016, con la quale la Cassazione ha stabilito che non compete alla Corte dare giudizi sulla validità o invalidità delle teorie scientifiche sulla PAS, ma spetta ai giudici invece capire e adeguatamente motivare sulle ragioni dell’ostinato rifiuto del genitore da parte del figlio, utilizzando i comuni mezzi di prova tipici e specifici della materia – incluso l’ascolto del minore – e anche le presunzioni, qualora un genitore denunci comportamenti ostativi dell’altro genitore affidatario o collocatario, che provocano l’allontanamento morale e materiale della prole da sé, condotte indicate come significative della presenza di una PAS.
È essenziale infatti secondo la Suprema Corte tenere conto che tra i requisiti di idoneità genitoriale ricopre una grande importanza la capacità di garantire la continuità delle relazioni parentali con l’altro genitore, onde tutelare in maniera effettiva e concreta il diritto del minore alla bigenitorialità e ad una sana crescita equilibrata; infatti è fondamentale per la prole poter intrattenere rapporti costanti e significativi con entrambe le figure genitoriali, che sono importanti per un sereno e idoneo sviluppo della personalità in itinere.
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