Se il compagno convivente more uxorio muore la casa torna alla moglie separata
Una sentenza recente della Corte di Cassazione ha stabilito che al momento del decesso del proprietario dell’immobile, il convivente di fatto di quest’ultimo non può rimanere ad oltranza nell’appartamento in cui ha vissuto con il suo compagno (C. Cass. sezione III civile n. 10377/2017).
Il convivente more uxorio è qualificabile, in ogni caso, come detentore qualificato dell’immobile nel quale si è insaturata la coabitazione e non può essere estromesso con un’azione violenta e clandestina, essendo in tal caso legittimato ad esercitare l’azione di tutela del possesso (c.d. azione di spoglio). Ma il diritto a rimanere nella casa non può andare oltre il tempo ragionevole per cercare una nuova sistemazione.
A sostenerlo è la suprema Corte di Cassazione che ha dato ragione alla moglie separata ed alla figlia del de cuius che reclamavano il possesso della casa in cui l’uomo aveva convissuto per oltre 40 anni con la nuova compagna.
Con la Legge sulle unioni civili L. 76/2016 il convivente ha diritto a restare nell’abitazione non oltre 5 anni, periodo che va modulato su una serie di variabili dalla durata della convivenza alla presenza di figli minori o disabili.
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